Insegnamento delle lingue: calmiamo gli animi e garantiamo la coesione nazionale

A seguito della decisione di abolire l'insegnamento precoce del francese in diversi Cantoni germanofoni, il Consiglio federale intende elaborare una legge che obblighi i Cantoni a insegnare una seconda lingua nella scuola elementare. Questa reazione è purtroppo la conseguenza di una colpevole passività da parte della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), che dovrebbe porre fine a questa controversia e trovare una soluzione che rispetti sia la coesione del Paese sia il federalismo.

In un momento in cui diversi Cantoni stanno discutento a proposito dell'abolizione dell'apprendimento precoce del francese, la Svizzera romanda si preoccupa giustamente per la coesione nazionale. In un Paese quadrilingue come il nostro, è in gioco la pace linguistica.

La coesione nazionale è un bene prezioso

Il fatto che Cantoni come Zurigo vogliano abolire l'apprendimento precoce del francese mantenendo invece l’insegnamento dell'inglese è una scelta poco ponderata. Come già richiesto dal PLR nel suo documento di posizione sulla scuola dell'obbligo dello scorso anno, anche se le lingue straniere vengono insegnate fin dalla più tenera età, le lingue nazionali devono mantenere la priorità. Thierry Burkart, presidente del PLR: «I nostri delegati sono stati molto chiari: l'accento deve essere posto sull'insegnamento della lingua madre. Tuttavia, se una seconda lingua viene insegnata fin dalla più tenera età, deve trattarsi imperativamente di una lingua nazionale. La coesione nazionale è un bene prezioso, che merita di essere protetto».

Oggi stanno però emergendo tensioni all'interno del nostro sistema federalista e l'intervento del Consiglio federale rischia di compromettere il sistema che caratterizza il nostro Paese. Annunciando oggi la sua intenzione di intervenire nel sistema scolastico cantonale con una legge sulle lingue, il dipartimento della Consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider rischia di esacerbare il conflitto linguistico, quando invece potrebbe innanzitutto incoraggiare la CDIP a trovare una soluzione equilibrata. La Berna federale deve coordinare e incoraggiare invece di imporre dall’alto regole su aspetti che i Cantoni svizzeri hanno finora gestito in modo amichevole nell'ambito del concordato.

Preserviamo la pace linguistica

Il PLR respinge l’idea dell'abolizione dell'insegnamento precoce del francese e il conseguente smantellamento del federalismo. Damien Cottier, Capogruppo alle Camere federali: «In un Paese quadrilingue non è accettabile abolire l'apprendimento di una lingua nazionale mantenendo invece quello dell'inglese». Per risolvere questo conflitto, la CDIP deve proporre delle soluzioni: «Se i Cantoni ristabiliscono la pace linguistica, non ci sarà bisogno di nuove leggi a Berna».

La scuola dell’obbligo è in crisi

Le nostre scuole sono in forte difficoltà, come dimostrano le innumerevoli reazioni positive alla presa di posizione del PLR sulla scuola dell'obbligo. Il dibattito attuale sulle lingue non è quindi sorprendente. Thierry Burkart, presidente del partito: «È evidente che la scuola dell'obbligo è in crisi. Se un quarto degli studenti non è più in grado di comprendere un semplice testo legato alla vita quotidiana, significa che abbiamo un grave problema in questo Paese. I responsabili politici farebbero bene a prendere sul serio questa preoccupante situazione».

Da oltre un anno, il PLR chiede un ritorno alle basi dell'istruzione. Inoltre, la scuola inclusiva deve essere ripensata e devono essere istituite lezioni di lingue per gli studenti allofoni. Ciò darebbe maggiori opportunità ai bambini appena arrivati nel nostro Paese e migliorerebbe il funzionamento delle classi ordinarie.

La CDIP deve agire

Per preservare la pace linguistica, la CDIP deve ora assumere il ruolo che le compete. I suoi dirigenti devono presentare una strategia volta a proteggere le lingue nazionali e il federalismo. Hanno inoltre il dovere di riconoscere i problemi strutturali che affliggono la scuola dell'obbligo e di proporre delle soluzioni. Le conseguenze di un fallimento sono chiare: se i Cantoni falliscono, sarà la Confederazione a dettare legge.